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Tango Forever

Un viaggio nel mondo del tango da Gardel a Piazzolla

 

Attraverso questa ben nota e sovrautilizzata definizione del tango, Enrique Santos Discepolo (nato nel 1901, morto nel 1951) ha sintetizzato meglio di chiunque altro la vera “anima” di qualcosa che non è solo un genere musicale e una danza, ma anche un fenomeno sociale diffuso che ha caratterizzato un’intera età. Nato nel 1880 alla periferia delle grandi capitali di Buenos Aires e Montevideo, il tango è nato nello stesso periodo e allo stesso modo della musica jazz. Di fatto, se quest’ultimo si sviluppava dall’interazione di culture diverse, in quel crogiolo di razze che era New Orleans alla fine del 1800, esattamente negli stessi anni, il tango venne alla luce in una Buenos Aires che Era letteralmente affollato in seguito all’ondata europea di immigrazione, costituita soprattutto da spagnoli e italiani e da contadini nomadi che, trasferitisi in città, si sentivano disorientati come se avessero perso la loro cultura rurale originale.

 

Un pensiero triste da ballare

Dopo un secolo di dominio indiscusso, il valzer sembrava aver perso il suo fascino oltraggioso e il vecchio continente era profondamente affascinato da questa nuova danza, fatta di passaggi molto complessi e caratterizzata da un chiaro potenziale erotico, che, se da una parte riusciva a sedurre e intrigare i membri dell’alta borghesia in modo irresistibile, d’altra parte innescava la vena polemica dei pensatori convenzionali e della Chiesa, naturalmente, che in precedenza aveva scagliato il suo anatema contro il valzer “più puro”.
Tra i cantanti più famosi, Carlos Gardel (nato nel 1887, morto nel 1935) è stato un vero idolo pop ed è considerato la voce del tango per eccellenza. Per avere un’idea del successo e della popolarità di cui godeva, possiamo citare le parole di Meri Lao, che ha dichiarato: “quello di Gardel era un fenomeno musicale paragonabile a quello innescato da Caruso e in seguito da Elvis Presley”.
La sua tragica morte in un incidente aereo il 24 giugno 1935, ha rafforzato il suo mito e i suoi riti funebri svoltisi in uno stadio a Buenos Aires, hanno visto la partecipazione di migliaia di persone.
Come già accennato, il tango è nato originariamente come musica strumentale finalizzata alla danza. I tipici strumenti musicali del tango divennero il violino, soprannominato affettuosamente “jamòn” (prosciutto), il piano, il contrabbasso e soprattutto il bandonion, una sorta di fisarmonica di origine tedesca, che arrivò e ottenne popolarità in Argentina, probabilmente dopo l’immigrazione europea caleidoscopica in America Latina.

Il progetto

“Tango Forever” è uno spettacolo che, nella sua prima parte, propone alcuni dei pezzi più significativi della storia del tango, con testi arricchiti con i versi evocativi scritti dal poeta Jorge Luis Borges (nato nel 1899, morto nel 1986), che ha l’obiettivo di guidare l’ascoltatore attraverso questo affascinante viaggio. La prima parte dello spettacolo termina con un simbolico superamento del potere da Gardel a Piazzolla, un compositore morto dieci anni fa e al quale è dedicata la seconda parte del concerto. Inutile dire che è impossibile parlare del tango senza rendere omaggio ad Astor Piazzolla (nato nel 1921, morto nel 1992), i cui brani musicali in quest’ultimo decennio hanno popolato le sale da concerto e le liste di registrazione di tutto il mondo. Astor Piazzolla, noto come personaggio controverso, debutta sul palcoscenico musicale intorno alla metà degli anni ’50, un momento in cui dal punto di vista creativo il tango stava attraversando un periodo di stasi. Piazzolla, musicista colto, studiò per la prima volta con Alberto Ginastera nel suo paese d’origine e proseguì gli studi musicali in Europa, dove studiò la conduzione orchestrale con Herman Scherchen e la composizione con Nadia Boulanger.
Ha eseguito un intervento riformatorio nel “tango” e attraverso una vena intellettuale; ha trasformato questo genere in una musica sofisticata, fatta per essere ascoltata all’interno di sale da concerto anziché in sale da ballo. Menzionando le parole di Piazzolla, attraverso le sue composizioni “… è apparso un nuovo tango, un tango intellettuale, un tango da pensare, un tango per non ballare e non per cantare, un tango che non è vecchio, che non è tradizionale, un tango in un certo modo, vicino alla musica da camera … ”


Ma in Argentina il tango era una realtà profondamente radicata e rappresentava una ragione di orgoglio nazionale; questo è il motivo per cui l’intervento di Piazzolla è stato considerato nel suo paese d’origine, una vera profanazione, tanto che il compositore ha vissuto anni di chiaro boicottaggio da parte della critica e delle case discografiche e di sospettosità da parte del pubblico.


I brani scelti dal sestetto rappresentano alcune delle opere più interessanti e allo stesso tempo meno suonate del compositore: da un’insolita “sacra” Piazzolla con la sua “Ave Maria”, ad un concerto per bandone diviso in tre movimenti del classico concerto, alla Milonga de la Anunciaciòn, presa dall’ambiziosa tango-opera Maria De Buenos Aires, composta su un testo scritto da Horacio Ferrer.
La separazione dalla danza, il valore attribuito alla trama strumentale, l’inclinazione all’improvvisazione, la particolare ricchezza delle soluzioni armoniche, fanno della musica di Piazzolla un’elegante sintesi che rimane, nonostante tutto, fortemente tango.
Il tempo ha quindi dato ragione ad Astor Piazzolla, la cui dimensione trasversale del musicista moderno, nel senso più prolifico del termine, gli ha permesso di essere apprezzato, in ambito musicale, come una delle personalità più interessanti del dopoguerra.

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Direzione & Arrangiamenti

Giuliano Di Giuseppe

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